Albera
In dialetto: l'Àlbera.
Citazioni storiche. 1350: in territorio Albare; 1396: super territorio Albare de Fondulis et de Cropello; 1410-1462: Albara de Fondulis; 1470: locus de Lalbara de Fondulli; 1682: villa dell'Albera.
Il toponimo deriva dal latino tardo albarus indicante il pioppo bianco od anche il pioppo gatterino, voce a sua volta discesa dal latino arbore(m) (subvoce arbor; REW 606) attraverso dissimilazione della prima -r- in -/-, dove pare abbastanza verosimile una contaminazione da parte dell'aggettivo albus, "bianco".
Bettolino
In dialetto: Betulì.
Citazioni storiche. 1566: in contrata Betolini; 1605: al Bettolino, al Bettolin, alla ca' di Bettoli; 1685: il Bettolino; 1815 Betolino.
L'area PIP posta a sud di Salvirola, quasi al confine con il comune di Fiesco, ha in realtà una denominazione antica. Il nome è un diminutivo in -ino da bettola, ossia "osteria di infimo rango", voce d'area settentrionale che è probabilmente una forma più elaborata del termine baita "capanna" come suggeriscono alcuni autori. Più discussa un'origine tratta dal verbo lat. bibere "bere" o dalla voce tardo-latina bibita "bevanda" che postulerebbe una forma bevettola, diminutivo di bevetta, luogo dove si beve.
L'appellativo in causa richiama, dunque, la probabile esistenza di una mescita di vino lungo la strada di collegamento tra Fiesco e la Ca' del Facco.
Cà del Facco
Dialetto: Ca' del Fàch.
Si tratta di un complesso di cascinali posto a confine con il comune di Izano ed in parte ricadente in territorio di quest'ultimo. Se ne trova cenno in una convenzione del 1399 stipulata tra il comune di Izano da una parte e Andreolo de' Blisii di Nembro, detto Faco "perché abitante alle cassine cosi dette" dall'altra.
Poiché simile affermazione lascia intendere la preesistenza del toponimo rispetto al soprannome, sembra logico far risalire il nome della località a un personale Fachus, ampiamente documentato da noi durante tutto il Medioevo, insieme ai derivati Fachinus e Fachetus da considerarsi probabilmente una modifica fonetica di un nome più usuale, come Bonifacius di cui è nota la forma abbreviata Facius, attraverso un facile processo di velarizzazione della palatale sorda, proprio del dialetto.
Nel 1485 tra le coerenze di alcune pezze di terra site in Salvirola cremonese compare sovente anche una rogia de Fachis.
Cà del Guardiano
Dialetto: Casì de Giuanelì.
Si tratta della cantoniera costruita all'inizio del secolo XX dal Consorzio per l'incremento delle irrigazioni cremonesi, allo snodo del canale Vacchelli con lo scolmatore diretto verso il Naviglio Civico di Cremona, per alloggiare il camparo.
La denominazione dialettale deriva dal cognome Giovannelli.
Cascinetto
Dialetto: Casinèt.
Citazioni storiche. 1685: Cassinetto.
Nome di una piccola cascina che ne motiva la definizione. Diminutivo del dialettale casina "cascina, corte rurale con casa colonica e stalla" ed ora anche "azienda agricola".
Cuntrada Stòpa
È la denominazione di un settore dell'abitato di Salvirola Cremasca. Contrata nel senso di "quartiere, rione", ma anche di "distretto, territorio" è verosimilmente di orgine latino-medievale derivata da contro "di fronte", con il suffisso -ata, riconducibile al significato di "(regione) che sta di fronte (a chi guarda)" e poi di "regione vicina".
L'aggettivo stòpa in dialetto cremasco significa "chiusa, senza uscita", participio passato del verbo stupà "otturare, occludere" dal latino parlato stuppare, derivato a sua volta da stuppa "stoppa, avanzo di canapa o lino", materia usata notoriamente per imbottire, impermeabilizzare o rendere stagne le giunzioni delle tubature.
Dovadello
Dialetto: Duadèl.
È il nome di alcuni appezzamenti di terreno e di una cascina posti all'estremo lembo settentrionale del comune di Salvirola, oltre la SP ex SS. 235 "di Orzinuovi".
Non sono note testimonianze documentarie antiche, mentre l'edificio rurale si ritiene costruito nei primi decenni del XX secolo,non apparendo ancora cartografato nella tavoletta I.G.M del 1889, né nell'aggiornamento della stessa del 1913.
Sembra plausibile assimilare il toponimo a quello uguale della valle del Duadello, presso Pisogne, in provincia di Brescia, del quale non si può escludere che il nostro possa anche rappresentare una gemmazione, magari attraverso un cognome o un soprannome (confrontare il cognome Zovadelli/Zuvadelli/Zoadelli diffuso in provincia).Trovandosi, tuttavia, la località su un evidente monticello alle falde meridionali del "pianalto di Romanengo", si danno tutte le caratteristiche geomorfologiche atte a produrre un toponimo autonomo derivato direttamente dal latino jugum "giogo" nel notissimo e diffuso senso geografico di "sommità tondeggiante di un monte", accezione già propria del latino classico.
Condividendo quindi la proposta dell'Olivieri di derivare l'etimologia dalla voce latina jugum "giogo" (lombardo: zóf; bresciano; dufe anche nel dialetto cremasco zóf, dóf), nel caso specifico sembra plausibile pensare ad un diminutivo, magari attraverso un aggettivo jugatum sottintendendo locus, ager o simile.
Altra soluzione ammissibile dal punto di vista formale - ma ritenuta subordinata da Valerio Ferrari - riguarderebbe un'ascendenza alla voce latina medievale doga/dova più nel senso di "fossa, canale" che in quello di "botte, recipiente" attraverso un aggettivp dogatus/dovatus (locus, ager od altro) ridotto al diminutivo, che troverebbe eventuale giustificazione nella serie di valloncelli che solcano l'area.
Mulino
Dialetto: El mülì.
Si tratta del complesso posto lungo la roggia Madonna Gaiazza di cui rimangono le strutture edilizie trasformate in semplici abitazioni. Influisce anche nella toponomastica del terreno attiguo denominato, appunto, Camp del Mülì, nome noto fin dal 1685.
La voce dialettale müli/muli, "mulino", discende dal latino medievale molinum, a sua volta evolutosi dal latino tardo molinus, aggettivo derivato da molere, "macinare".
La denominazione dialettale deriva dal cognome Giovannelli.
Cascina Negroni
Dialetto: Casina Negróni.
Era una vasta costruzione rurale alle porte di Salvirola cremasca, il cui nome era evidentemente derivato dal cognome dei proprietari. La denominazione è comune anche ad un corso d'acqua, detto Cavo nuovo Negroni, che lambisce e per un tratto delimita il territorio di Salvirola verso occidente.
La cascina è stata demolita agli inizi degli anni 2000.
Ronco Todeschino
Dialetto: el Tudeschì.
Citazioni storiche. 1396: locus Ronchi Todeschi; 1397: locus Ronchitodeschini; 1415: in Ronco Todeschino; 1551 locus Runchi todeschini.
L'attuale denominazione ufficiale di Ronco Todeschino ripete quella medievale, attestata già verso la fine del XIV secolo, quando "la località appare già organizzata in comunità indipendente" (Caramatti).
Il toponimo Ronco risale alla voce latina medievale runcus/roncus "roveto, luogo incolto coperto di rovi" deverbale del latino runcare "disserpare; ripulire da sterpi e rovi un terreno", passato poi nel significato di "dissodare, diboscare un terreno" solo nei secoli medievali e continuato nel medesimo valore anche nell'italiano.
Il determinante Todeschino procede con ogni probabilità da un nome personale già ravvisabile in loco in un documento relativo alla curtis di Hero, risalente al 1224, ove si nomina tra i proprietari di terre una Berta de Tothoschino ed ancora in altro documento del XIII secolo che registra tra i confinanti di un appezzamento di terreno anche heres condam Todeschini.
Il nome, noto anche altrove nel Cremasco, come quel Todeschinus Aribertus citato nel 1361 tra gli obbligati alla manutenzione di una strada presso Vergonzana, ma già presente come cognome deTodeschis nel 1140, rispecchia il latino medievale teutiscus/todescus/todiscus "tedesco" tratto dal germanico thiudiska, propriamente con significato di "volgare", e attribuito alla lingua del popolo (gotico thiuda) attra verso le numerose varianti dialettali.
Salvirola
Dialetto; Salviróla.
Citazioni storiche. 1191: in Selvarola; 1317: in dieta curie (de Soavo) ubidicitur in Salvirolla; 1374: in Brayda Bonino sive in Salvirola; 1393: in Salvarola; 1544: in villa Salvirola, Salvirola de Pati, Salvirola de Vassalli.
Sebbene attualmente. il toponimo sia comune ai due nuclei di Salvirola cremasca e Salvirola cremonese, ormai fusi in un unico abitato, ma storicame e tradizionalmente ben distinti, fino al 2001 anche nello spirituale tra due parrocchie facenti capo a due diverse diocesi, in antico la denominazione risultava specifica della sola Salvirola cremonese. Tuttavia si deve ritenere che l'originario appellativo designasse una località campestre e silvestre della curtis di Soavo, appartenente al districtus di Crema.
Etimologicamente il toponimo va connesso al latino stiva "selva, bosco", tramite il suffisso diminutivo -iolus al femminile, con alternanza -i-/-r- abbastanza nota e diffusa, ma la denominazione potrebbe procedere anche da un silvariola, dim. neutro plurale di un sintagma (combinazione di due o più elementi linguistici) come (loca) silvaria.
Soavo
Citazioni storiche. 1191: Al senter de Soavo;oneta de Soavo, ecclesia Soavi; 1200: ad Ruspalie in curte de Soavo; 1224:in curie de Herro et de Soavo; 1317: loco et curie in territorio loci de Soavo districtus Creme; 1350: via Soavi, via vetus de Soavo, Villa Soavi; 1374: curia Soate, prope villam Soavi; 1451: in curia Suatis; 1480: in contrata Suatis; 1485: ecclesia S. Petri de Suate, curia Suatis; 1547: loci Sfasi, loci Suffati; in loco Sufasi;1549: super territorio Suffasi agri Cremensi; 1555-56: loco Sfati; 1572: in loco Sfasi agri Cremensis diocesis Cremone; 1581: loco Sfati agri Cremensis.
Si tratta dell'antico nome della parte cremasca dell'attuale Salvirola. La particolare continuità documentaristica esistente dal XII al XVI secolo consente di apprezzarne l'evoluzione morfologica consistente in una corruzione più o meno accentuata, forse non soltanto di matrice notarile. Il toponimo, nella sua forma originaria di Soavo, può essere correlato con altri simili dispersi in Italia settentrionale, dal più noto Soave (Verona) ai vari Soave nel Cuneese, Soavia nel Canavese, Soave presso Porto Mantovano (Mantova), tutti concordemente connessi con l'etnico germanico Svevi attraverso la forma Svavi, con passaggio -e- > -a proprio del germanico occidentale.
Più incerta appare invece la cronologia del possibile insediamento da parte di queste genti germaniche. Sebbene, infatti, Paolo Diacono affermi l'ingresso in Italia di molti popoli germanici tra cui gli Svevi al seguito di Alboino "Unde usque hodie eorum in quibus habitant vicos Gepidos, Vulgares, Sarmatas, Pannonios, Suavos, Noricos sive aliis huiuscemodi nominibus appellamus" si deve dubitare che l'autore si sia basato su una notizia storica positiva quanto invece su una sua deduzione tratta da toponimi già esistenti al suo tempo o da elementi linguistici sopravvissuti nelle parlate contemporanee.
Più verosimile sembrerebbe datare lo stanziamento di queste popolazioni germaniche costituitesi in cohortes od alae di carattere militare, nel Basso Impero.
Salvirola de' Vassalli
La specifica distingue fin dal XIV secolo una porzione di Salvirola cremonese divisa, appunto, in Salvirola de' Patti e Salvirola de' Vassalli.
Deriva probabilmente da un cognome Vassalli, dal latino medievale vassallus "possessore di feudo dipendente dal signore", dedotto a sua volta da vassus "servo", di origine gallica.
Villa Naviglio
Già denominata Villa Fornace sul Naviglio nel 1921 e Villetta al Naviglio nel 1938,questo complesso rurale data ai primi anni del XX secolo o agli ultimi del XIX, poiché non compare né nel censimento dei fabbricati del comune di Salvirola del 1889 né nella prima levata della tavoletta dell'I.G.M. risalente allo stesso anno.
Deriva il nome dalla posizione prospiciente il naviglio di Melotta.